Raccolta poesie di:

Andrea BertuccioliBiografia


Indice della raccolta:


Parole. Vite. Soffio.
Oblio. Sguardi. Desiderio.
Guarda. Poeta. Radura.
Il giorno. Ricerca. Verità.
 

Parole.

Le parole si afferrano di sfuggita
cadono leggere come piume
e quando si posano non fanno
rumore. A volte si disfano
decadono penosamente
marciscono come le ultime
foglie d'autunno.

Guardala quest'aurora:
la festa delle parole
che dicono salvezza
che dicono: glicine respira




Vite.

Sii una sillaba
male pronunciata 
Una metafora malriuscita 
un canto adolescenziale.
Tanto chi sbaglia non paga 
che chi la dura non la vince. 
Guarda il mondo che forse 
è tutto sbagliato, guardalo 
se puoi da un altro lato 
Tanto i conti non tornano 
e il morbo impazza tra 
le contrade e tra gli 
spazi virtuali, 
tra i fregi degli altari 
ma che importa tutto questo 
all'uomo questa scimmia 
minacciata dal buco nell'ozono.



Soffio.
Pallido 
un soffio di vento 
ci sfiora;
crepitano gli alberi 
nel bosco 
avvolgendo 
di tenera estraneità 
l'atmosfera 
quando la gemma 
fiorisce.



Oblio.
Fatemi dimenticare città, nomi, desideri
di uomo: fatemi crescere e rifiorire
fate che io emerga solitario dal vuoto,
dal fondo dei pensieri più bui

Fatemi dimenticare il teatro
d'ombre della vita, la sua pena,
le lunghe transumanze d'idee
Gli anni trascorsi in vano

Fatemi risorgere vi prego
dalla sostanza oscura della vita
dal crogiolo  dell'informe 
che ci accolse al di qua del tempo.




Sguardi.
Guarda oltre la polvere
dei sentimenti che ti
tengono prigioniera. 

Di le parole che sai
poche e semplici
poche e profonde.

Schiudi il tuo cuore 
alle trasparenze, 
raccogli gli sparuti segni.

Sì una parola pronunciata 
a mezza bocca sii lieve 
come una brezza marina 
cammina e risali,
brucia le scorie
del passato che t'opprime,
scavalca il tuo riflesso
d'ombre.




Desiderio.
A te 
infinito 
che mi avvolgi 
e io sempre 
a un'infinita 
distanza da te. 
A te che incombi 
fino a schiacciarmi 
e io che non posso 
raggiungerti 
mai.
Dedico il mio
silenzio.



Guarda.
Guarda l'ombra lunga
che non ti si stacca dalle suole
e imbratta i soliti androni
le piazze e le aree sosta.
Non vedi: i mercanti
non hanno mai abbandonato
il loro tempio, ci hanno messo radici.
Nessuno cattura più
il sorriso sghembo delle aurore
la crudele allegria dei volti
lo sguardo profondo degli indigenti.
Ti ho visto aspettare con le
tue labbra di naufrago,
solcare fuggiasco questo oceano grigio.
Hai raccolto i frammenti più preziosi
ne hai fatto la carne viva per la tua parola.
Ma il verso che promette salvezza
non ferma la corsa del tempo
né la mano feroce dell'assassino
Il verso è solo una forma d'oblio
uno splendido naufragio.
Ci resta solo l'eco spenta
delle lontananze, l'intrigo delle
metafore che non conoscono legge
e la forza sognante
di quest'assiduo soliloquio.



Poeta.
Ecco un tempo rubato alla vita,
una schiera d'istanti inseguiti
inutilmente, un incrocio
di destini che dicono strani.



Radura.
Questa dispersa radura di parole 
tra le parole, questa distesa
di  cose oltre le cose, 
questo universo di
di soli che aprano ai soli 
e a prospetti di tramonto.
Qui il ricordo si sfoglia finché
non resta che un altro  ricordo 
e tutto il resto ne è offuscato. Vedi 
la neve nera sulle pagine e i versi 
queste sbarre tra noi e il mondo 
e ti senti dire: la lingua è 
un carcere aperto 
dove non esiste 
fuori  nessuno. 



Il giorno.
Fuggono veloci i pensieri 
s'attorcigliano come spirali
fino a confondersi tra loro.

Ogni cosa al suo posto
ci diciamo, la vita
faccia il suo corso.

Meglio non guardare
per ora l'orizzonte
non vedere le nubi
che s'alzano maestose.

Non è tempo. 
Passeranno altre notti
ma il giorno verrà inaspettato
senza annuncio a sradicare
la radice antica dell'odio
che ci incatena sul fondo
che ci trattiene. 




Futuro.
La profezia si è spenta 
la poesia è muta 
la musica è un urlo 

Dio non c'è nel nuovo caos 
né lo spirito si libra più 
su questi abissi di senso 
nessuno a guidare l'esodo 
verso le nuove forme. 
a prometterci la terra 

Siamo tutti sul palco 
straccioni sporchi 
insozzati del sangue 
versato e ancora 
e ridiamo.




Ricerca.
Per quanto tempo 
mi avete cercato
per quanto tempo
avete interrogato
la mia assenza 

Vagavo 
Ora che sono arrivato 
non riconosco più
i volti, sbaglio i nomi 

Non vedo niente che mi
somigli in questa palude 
dove tutto si è fermato.




Verità.
Non cerco altra 
verità che quella
dei giorni, scarna
ed essenziale. 
Non cerco un  senso 
ma una trama sottile di ragno 
che da sé lo produce. 
Spesso cado nel vuoto delle masse 
informi, nella vastità crudele degli universi 
di cui sono una  figura sbiadita. 
Una pagina sbiadita 
è il mio discorso 
una speranza tradita 
un fuoco ormai spento. 
Salto il fosso 
e non sprofondo più 
tra le sabbie, leggo i segni
e mi dico: 
"chi ci sparse la terra sull'ossa 
e riprese tranquillo il cammino, 
giunga anch'egli stremato alla fossa 
con le nebbie del primo mattino


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Data di pubblicazione 28/10/2000 
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