Raccolta poesie di:

Franco BragaBiografia


Indice della raccolta:


 
A scuola. Autunno. Bimba.
Il camino. Cometa. All'improvviso.
Ed ecco. Giugno 1945. Incontri.
Dice: La vita! Nascono dentro. Natale lontano.
Sensibilità. San Valentino 1992.
 

A scuola.

"Cos'hai, maestro?"

E io che non so cosa dire.
Guardo in silenzio il tondo suo viso
che l'oro incornicia.
Gli occhi si incontrano.
I suoi d'un azzurro sereno,
i miei che si gonfiano all'improvviso.
Tento un sorriso
a cui non crede.

"Torna al tuo posto,
da brava."

Mi guarda: che vede?
Io taccio mentre il mio cuore
va avanti a parlare:
("Che ti rispondo, piccina?
se ti dicessi che ora,
in questo momento,
vorrei non esserci più , 
come potresti capire?
Cosa ne sai che significa
desiderar di morire?
Tu non lo sai com'è  quando il mondo
ti frana d'attorno.
Per me, stamattina è  così .")

Continua a guardarmi
e non va via.

"Cos'hai, maestro?"

"Nulla, tesoro."

Lei torna al posto,
ma sa che le ho detto
una grossa bugia.




Autunno.
Solo una foglia è  rimasta
appesa,
a mezz'aria,
sospesa
a una bava di ragno
fra tutto quel ruggine
intenso che svaria.

 Sopra la bassa
soffusa caligine, il sole
accende la cima
del pioppo di pallido fuoco
e la prima
folata
culla la lieve illusione
ancora per poco.

La foglia si dondola al filo
ed ecco è  staccata.
Un brivido corre
le rame già  spoglie
mentre nel grigio frigore
l'inverno si appressa alle soglie.

Al pallido lume del sole
che una più densa caligine vela, 
il ragno paziente ritesse
l'inutile tela.




Bimba.

Io non vedrò 
 il tuo domani e i tuoi sorrisi,
le salse lacrime ai tuoi occhi,
 né  più  risentirò  la stretta
delle infantili braccia
tue di bimba.
Tu sì  potrai trovarmi,
se lo vorrai. 
Una pietra ti dirà  il mio nome.
Io sarò lì 
e non vedrò  il tuo volto.
Con tutte le creature che ho più  amato
perderò  anche te.
L'aura d'aprile
farà  ondeggiare i tuoi lunghi capelli
e non avrò  più dita
per fartene una treccia.
Né voce 
per ripeterti il saluto:
"Che Dio ti benedica!"
Le uniche parole adatte a te.



Il camino.


E' lì  da cent'anni
quel vecchio camino annerito, 
giusto a metà  la parete.
I bruni mattoni del focolare, 
sanno gli affanni
di figli e nipoti, 
del nonno alle prese 
col ciocco di abete, 
che stenta a bruciare
fin quando, sfinito,
si rialza alla fiamma 
che alfine ripiglia.
Il viso è  arrossato, 
ha un poco di affanno,
ma i bimbi sorridono,
e ride la mamma,
che legge e rilegge in quel fuoco
l'amore che lega l'intera famiglia.
Tanti anni fa.

Quei ch'eran bimbi son nonni.
La vita più  passa più duole.
Il tempo ha dissolto pian piano
quel mondo cresciuto
davanti al camino
dove nessuno racconta più favole.

Eppure sa, il nonno,
che bastano pochi legnetti.
ed un soffio
per far divampare di nuova luce
quell'angolo antico, 
sopra la cenere delle memorie.

C'è  nel guizzare del fuoco
l'immagine dolce di un viso
che si collega a un'antica stagione
che ancor gli sorride,
e col sorriso un bacio soffiato sul palmo,
che si allontana a poco a poco.

Dopo la breve illusione
di un nuovo amore ancora amico
non resta sul focolare
che un piccolo mucchio di scorie.

Il nonno seduto
sulla panchetta davanti al camino,
insegue i ricordi che ancora 
gli affollan la mente,
(la mano rivede, agitata al saluto) 
fisso lo sguardo sul mucchio
di ceneri spente.




Cometa.

Come una vecchia cometa
sono venuto da spazi infiniti,
da tempi che ignori.
Non c’eri ancora ed ero già in viaggio.
Quando apparii nel tuo cielo
tu ti voltasti a guardarmi
con occhi stupiti.
Io ti ho lasciato un po’ di luce
girandoti attorno. 
Un giro fugace,
quel tanto per dirti: “Ricorda”. 
Ed ho sentito quel tuo intercalare:
“Che bella storia!”
Già mi sospinge il mio tempo
a un vuoto inquietante e lontano
che sfumerà al tuo guardare.
Ritornerò nella pace,
ma alza la mano al saluto
e lasciami un piccolo spazio
nella memoria.



All'improvviso.

Ancora ti dirò che all'improvviso
mi sei tornata in sogno,
col tuo sorriso
sotto la cascata
dei capelli biondi.

Ancora ti dirò che dai profondi
sentieri ormai perduti,
hai ridestato il vecchio affanno
e una speranza.
Ma è  solo inganno
la magica atmosfera
che torna col ricordo
di quella tramontata primavera.

Diafana e ridente
io ti rammento...
che batticuori! E non ti dissi nulla.

Mi sei tornata in sogno,
Valentina,
dolce memoria di un'età  lontana
rimasta in me con volto di fanciulla.




Ed ecco.

Ed ecco che solo da ieri, 
io sono più  vecchio di te.
Tu fermo, laggiù , a quella sera
che il male ti colse
improvviso. 
Ed io che continuo
la strada nel tuo ricordo,
di primavera in primavera.
Sereno ed immobile in un 
accennato sorriso,
mi appare il tuo volto.
Ascolto nella memoria, 
il fischio, un sibilo a labbra serrate,
che usavi talvolta a chiamarmi,
se ti ero lontano,
senza gridare il mio nome. 
Ti incontrerò, padre,
e non so dove e come, 
quando il Cielo che solo
scandisce i miei passi
deciderà  che si chiuda il mio tempo.
Fa che risenta l'antico richiamo,
se finiranno le mie giornate.



Giugno 1945.

Oh, sì che ti rivedo
Colle Aguzzo, 
dalla balconata a valle.
Lo sguardo sfiora i tetti
delle case arroccate sulla costa del monte.
L’aria e’ serena oggi
e c’è un silenzio diverso, 
cui fa da contrappunto 
un monotono rotolio di motori.
Ecco le jeep che salgono 
ed un languore ci prende.
Non sappiamo se ridere o piangere. 
Siamo inariditi; siamo spettri increduli.
Scendono  con un balzo dalle jeep,
piene le mani di sigarette
e cioccolata.
Sanno di polvere e di benzina.
Ci sembra un gioco per bambini.
Dobbiamo vederli continuare 
la strada verso il prossimo paese
per credere che è vero.
Dietro il loro fumo ed il fragore
degli autocarri, c’è la libertà.

E noi non ricordiamo più 
cosa vuol dire.




Incontri.

Fan cenno con la mano
vecchie memorie
di lontano.
E il tempo, sui capelli, 
semina l'argento.
Ma un sorriso (o un pianto)
su un fresco viso
cancella i segni
della mia stanchezza.

O quanto
pulsa improvviso
questo sciocco cuore!
Per una vecchia giovinezza,
per un sogno da bambino,
per un'assurda felicità 
fuori del tempo,
che nasce ogni mattino.

Ed ogni sera muore.




Dice: La vita!

Dice: “la vita!”,
è una sequela di giorni,
di cose, di fatti...di sempre, 
...di mai..
Sì, forse 
la vita è così, 
fatta di attese, di ansie,
di soste, di corse...
Sì. Forse davvero
la vita è così.
Ma forse non sai
che nella mia mente 
c’è un solo pensiero,
un solo ricordo:
quel giorno, non so più quale
che t’incontrai.
E’ continuata la vita degli altri,
è continuata e va bene così.
Ma la mia si è fermata.

 E’ ferma lì.

( a Maria,  30 ottobre 1999 )





Nascono dentro.

Nascono dentro,
dove il dolore sedimenta,
dove le tue parole
scavano come una lama
rovente nella carne.

Nascono dentro,
dove più  smisurata
la sofferenza pulsa alle tempie
e non dà  tregua.

Per giorni e giorni,
confusi e ripetuti
fra discorsi persi.

Nascono dentro,
i miei tristi versi.




Natale lontano.

Natale lontano 
con il camino acceso, 
e un povero presepe.
Si inchinano i pastori di cartone 
a un piccolo Gesù  dipinto a mano.

Sorride il babbo
e guarda soddisfatto 
i bimbi accesi in volto, 
ed una letterina 
che spunta sotto il piatto.




Sensibilità.
Io sono un'arpa eolia
che vibra al vento;
se mi passi accanto
mi fai soffrire, 
ma il mio pianto
è  dolce musica.

E tutto io sento:
ogni folata
mi strappa un accordo
che piano si spegne
in un murmure sordo.

Sì , sono sulla soglia
esposto ai venti
e canto piangendo, 
come un'arpa eolia.

Fai piano...senti... 




San Valentino 1992.

Mi guardano i tuoi occhi
da una distanza che mi sembra un sogno.
La piccola cornice
che inquadra i tuoi vent'anni
è accanto a me.
Cento e cento e cento
volte ogni giorno,
lo sguardo si sofferma
su quel rettangolo antico
e devo trattenere
il groppo che mi sale.
Tu aspetti le parole che non dico
e non lo sai
che m'addolora, e quanto,
ogni tuo giorno
stanco e sofferente.
Passa la vita, compagna mia,
mentre si mutan le sembianze
e niente
c'è che dire io possa, 
per ritornare insieme
a quella inconsapevole 
felicità. Quali parole
potrebbero ridar la stessa luce
che nel tuo sguardo
rispecchiava il sole?

Ecco perchè
silenzioso rimango.

Non chiedermi parole antiche
che non possono alleviare la tua pena.
Restami accanto e sii serena, 
perché se parlo, piango.



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Data di pubblicazione 11/12/99
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