Raccolta poesie di:

Fabio CappelliniBiografia


Indice della raccolta:


Se io potessi. Sei. La mia notte.
Cosa vedi nello specchio? Sentire.




Se io potessi.

Se io potessi guardare la mia vita,
affacciato alla finestra di Dio,
e guardarla, la mia vita,
con gli occhi di un Dio bambino,
se gli occhi di chi amo, fossero i miei occhi,
gli occhi di un Dio bambino
e la mia vita, potesse scorrere davanti al mio viso,
come l'acqua di un fiume,
se fosse sera e sera d'estate,
con dolce rosolio in una coppa,
e la voce di una vergine intonasse
una canzone,
distaccato consiglio elargirei
un distaccato consiglio seguirei....

E se potessi scindere la mia vita,
e seguirla con due anime ed un corpo,
se fosse lunare la prima anima
e terrestre la seconda,
se i miei occhi fossero ancora
quelli di un Dio bambino,
e la mia vita scissa,
come due torrenti paralleli,
si potesse unire per separarsi di nuovo
al primo accenno di sofferenze altrui
e le sacerdotesse danzassero intorno al
sacro fuoco e l'estetica fosse perfetta,
distante e coinvolto,
io vivrei
distaccato Dio bambino,
osserverei.

E se la casa fosse un bosco,
e il giardino una collina,
le mie stanze fredde e profumate,
rami d'albero e cespugli,
e i miei occhi di Dio bambino immaginassero
nuovi giochi da creare,
e se i miei sensi di Dio bambino,
aspirassero a creare nuovi giochi,
e potessi in quel modo riposare
e creando riposare,
e le vergini perdendosi nei ludi,
raggiungessero le estasi più pure,
godrebbe la mia anima terrestre
e con lei quella lunare.

E se tra i due amori, quello di terra
e quello selene,
i due torrenti avessero notizie
e non essendo che acqua e sassi
non dovessero soffrire o far soffrire,
e se tra bocca e bocca non fosse arduo
scegliere,
come tra ciò che è passato e la voglia
di futuro,
e se ciò che è vero contro quello
che il sogno rende
incantevole e sincero,
io potrei amare con tutta la mia vita,
io lo farei ogni giorno della mia vita,
con gli occhi di un Dio bambino.




 
 
 


Sei.

Lo sfondo aranciato,
e il dono più grande
lì mi posiziono gli anni a venire,
qui mi sorprendo curioso e felice,
importante.

Cervi in cerca di cibo,
scendiamo a valle,
rischiamo,
mischiando il nostro mistico amora carnale,
al normale, banale,
profano.

Sogno di sempre,
selva d'estate,
sole che scioglie gli antichi
ghiacciai,
vento che rinnova e pulisce,
portando profumi nuovi,
alito di vestali
dannate.

Riempe,
dolce ricompensa,
quel sorriso scolpito ed eterno
ad un lungo, triste,
percorso che trova ora
il suo senso e si compie.

Pareti si aprono al mondo,
e spazi riconoscono
luci e aromi perduti
o obliati,
simili a noi si spingono
avanti e all'alto,
da soli, con moto da eroi,
cerbiatti sergreti.

Sei voglia e tristezza,
riso e follia,
sei un'anima che
spaventa e seduce,
in movimento,
come luce,
boato e calda luminescenza
tra le nebbie notturne dell'Etna.

Sei la dea libertà,
la madre celtica,
terra,
sei mare e pleiadi
e mistero,
conoscenze negate finalmente possibili,
sei la nuova e più antica
verità.

Sei condottiero
e mio schiavo,
mi tieni stretto
nel tuo piccolo pugno.
E ti lasci afferrare ed usare
incitandomi a farlo
a colpirti e umiliarti d'amore.

E sei sollievo alla vista,
immersa nel grigio,
tu che sei
il rosso più vivo,
tu che eri nascosta dal mare e dai monti,
dalle nebbie che fanno
velo d'attesa.

Per questo io non ti ho visto...

Per questo io ho cercato le tue labbra,
girando il capo,
ho cercato un tuo segno nel mondo,
guardando ovunque al tuo volto
con un presagio nel cuore,
non sapendo quanto potesse durare,
questa mia assurda speranza d'amore.




 
 




La mia notte.

 La mia notte continua,
dalla nascita del mio mondo,
a te:
come narrazione di Poe,
come teatralità di Blake,
colore compreso.

I suicidi mitici,
gli annunci epici di destini tristissimi,
le schiavutù eterne
della commedia,
sono una tunica pesante da portare,
ma è l'unico mio riparo, puro,
vero.

Esterel e il suo vento,
ecco quel che sei,
della tua terra
solo il calore.

Dalla tua vita
ogni tuo odore si porta nell'aria,
si lascia andare al vento,
che mi pulì la pelle intrisa di attesa
rassegnata e di marmo apuano.

Onde notturne di mare
e corvi su torrioni diruti
massi erosi dai tempi
e gente coperta di bronzo,
da ghition a scoprire
e fecondare tua madre
a cercare quelle dolci promesse
che il mio cuore eredita ancora..

Qui,
le selve e i paduli
e i paesi di razze diverse,
campanili che sono confini,
la tua figura che trema alla brezza,
tra i vaporti dell'acqua si sublima
e ti fà celtica creatura divina.

Ma sarà ancora un'ora,
a separare visioni e tempi,
sincrinismi e respiri perdenti
respiri affannosi,
il fiato di Dio
dal fiato tuo,
mischiato al profumo del centro
al passo deciso, diverso, di straniera
in un posto che è nato per lei,
che la attende da secoli,
fresca intonacatrice di speranze assopite.

Salverai questo mio mondo
dal suo destino eterno già scritto
nel tuo modo semplice
da eriona di questi tempi.

C'è tutto
il tuo antico
nel tuo presente,
semplice d'amore.




 
 




Cosa vedi nello specchio?

Cosa vedi nello specchio?
I tuoi capelli , o le carezze di chi li ama?
Quella solita luce negli occhi, o il riflesso di altri occhi?
E la bocca è la stessa che canta le canzoni e che bacia?

Il mare è ancora lì , come lo hai lasciato, con il suo odore
ed il tuo sasso.
Qui il mio mondo continua a rovinare se stesso,
insensibile alla tua assenza.

Ma la vita è così dolce, con chi ne percepisce l'odore...
e il dolore è necessaria palestra.
Il tuo viso?
Il mio viso?
Cosa vedi nello specchio?




 
 




Sentire.

Tatto.

Sentire.
Sentire

Il bordo di velluto
di una vecchia coperta
che accarezzavo da bambino,
per addormentarmi.
La nota prolungata di un sax,
nel silenzio, al buio.

Sentire.
Sentire.

Il fuoco delle tue mani
che penetra ogni poro della mia pelle.
Le dita tue,
come capelli di medusa
che sfiorano i miei brividi,
creandone di nuovi.

Sentire.
Sentire.

Il tuo ventre che danza contro il mio
in un estasi pagana, antica.
E ancora le tue dita ad affondare
ogni restante rimpianto o rimorso,
a cacciar via ogni buon proposito.

Sentire.
Sentire.

Sei odore di nuovo,
forte e dolce,
e sei movimento puro e musicale.
Sei ritmo e follia e negazione del resto,
esaltante presenza,
unica costante nel tempo che regali.

Sentire.
Sentire.

Leggerezza profonda, evoluzione continua,
mai faticosa,  precipitata, inattesa.
Invadente dolcezza, collante tra anima e sensi,
venere totale.

Sentire.
Sentire.

Con te è normale.
Cio' che è straordinario: un deliquio infinito.



 
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Data di pubblicazione 27/9/99
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