Raccolta poesie di:

Nicola VassalloBiografia


   Indice della raccolta:


Sul filo dell'ombra. Àncora, mezzaluna e croce. Sorella d'acqua. Gesto d'amore.
Col mio sangue. Un solo istante. All'improvviso. Il vento.
Raggio di sole. Quando c'è quell'attimo di silenzio. Malinconia. Per il tramonto.
Luna d'inverno. Racchiudi in me il tuo sale fecondo. Ed io amo. Sogna amore.
T'amo. Notte di stelle. Offro all'ombra. Occhi profondi.
Ti aspetto in silenzio. Ti incontrai. Vorrei esser poeta. Per te.

 
 

Sul filo dell'ombra.

Arrivo deciso sul filo dell'ombra 
che disegno come un orizzonte, 
poi mi circondo di memorie 
nascosto s'un albero di melograni 
con le ferite e sangue nei frutti. 
Ma il corpo e l'ombra non sanno 
parlare d'amore, splendono vicini, 
si legano di promesse 
ma vani, i giuramenti 
sono come cavalli disperati, 
con le froge che respirano 
polvere e menzogne.



Àncora, mezzaluna e croce.

Questa malaccorta malafede di logora violenza 
logica per te, vestita di gotica livrea 
nel gorgoglìo gonfio e penetrante, 
dei tuoi gesti, d'ogni tuo bacio, 
ovale di ipocrite menzogne 
che non ho conosciuto, che più non voglio. 
Ma è un odio leale, leggero perché è amore 
fatto di lacrime, simboli, suggelli 
una vita d' àncora mezzaluna e croce 
appiattita, stanca sul fondo, nella sabbia 
che non sprofonda, che non maledice e guarda 
che mi protegge da te, per sopravvivenza 
contro ogni regola, cercando ogni speranza 
questo assurdo, questo inutile, schifo amore.



Sorella d'acqua.

Gioie, sorella d'acqua 
evanescente ancella, 
selvaggia e pura d'amore
io del tuo linguaggio 
ne bevo ogni parola, e tranquillo 
come neve mi distendo, 
avvolgo ogni prato 
ogni collina disposta 
a consumare la brina 
a restare e sognare. 
Sorella d'acqua 
tenera brezza tra i pensieri 
per questi svaghi estivi 
con la tenerezza di madre e amante 
faccio le tue membra di terra bruna 
e rivolgo a te sguardi, affanni 
ad ogni morte che protesta vana 
ad ogni nascita che inganni.



Gesto d'amore.

Mi stupisco per un gesto d'amore 
della materia corrosa dal caso, 
per il deserto che mi scorre dentro 
fatto di sabbia che punge il respiro, 
di rabbia che spinge nel vento, 
alza le dune taglia le vene 
striscia sottopelle come larva fremente 
spia ridendo i miei angeli affranti, 
infine li uccide e allontanandosi si pente.



Col mio sangue.

Col mio sangue sapore di ferro 
ho disegnato antichi mandàla 
e le mie ossa sono servite 
per scavare fondamenta 
costruire mura di cinta; 
la mia pelle ha sollevato 
tende beduine nel deserto 
e le mie angosce sono stelle 
lanciate nell’infinito da angeli ribelli. 
Solo i pensieri ho tenuto con me 
in questa fossa di tufo giallo 
per nascondere ai miei nemici 
l’amore e la pietà.



Un solo istante.

Se fossi un solo istante 
Un lampo, un fuoco 
Un piccolo infinito 
Che trascorre in silenzio 
E sopporta il peso, il delirio 
Del cuore vivo delle stelle, 
del dolore finito di eterne galassie, 
che non si interrogano 
ma si sfiniscono vittime, 
Se fossi questo istante, 
scriverei di incontri, destini 
desideri e amori.



All'improvviso.

All’improvviso, 
perché non conosco e piango, 
questi versi che scompongono 
e le schiume dell’oceano 
e le rocce che si frantumano 
nel tempo 
con l’amore dell’infinito 
che mi incontra nei mille sguardi, 
nei mille respiri che mi guadagno 
sprecando afflizioni, 
delizie e pietà 
perché scrivo e non compongo, 
io degenere, io che non so vivere



Il vento.

Il vento libera la sabbia 
Dall’ebbrezza dell’acqua 
E feconda di schiuma il mare 
Spostando come criniere libere 
Cavalli bianchi lungo le dune. 
Il vento scorre sull’orizzonte 
Concentrando l’equilibrio disposto 
A venire meno, sconcerto 
Senza scampo, inventando scuse.



Raggio di sole.

In un raggio di sole la ferita dei miei occhi, 
di un profilo che assomiglia in silenzio 
a quel profilo di nebbia di nulla 
che si incontra che si scontra 
solleva l’odore del muschio bagnato 
delle sillabe incolori come singhiozzi 
e ghirlande di lacrime mi dispongono in silenzio: 
io e una malinconia che non finisce, 
un sospiro che avvolge e regola 
ogni attimo dell’ultimo dei ricordi. 

A Chiara Baldini. 
(frammento di " Quando c'è quell'istante di silenzio".)




Quando c'è quell'attimo di silenzio.

Quando c'è quell'istante di silenzio, 
un vetro che s'inumidisce e trascolora d'inverno, 
come me che non riesco a distinguere 
la tela di un ragno dalle fila dei pensieri. 
Quelle stanche ore di notte, insulse 
Perché vuote di sonno, 
ma di stanchezza negli occhi chiusi; 
oramai concludo questo periodo 
d'insonnia e mi distendo nell'acqua grigia 
di un passato che non torna in silenzio. 
In un raggio di sole la ferita dei miei occhi, 
di un profilo che assomiglia in silenzio 
a quel profilo dì nebbia di nulla 
che si incontra che si scontra 
solleva l'odore dei muschio bagnato 
delle sillabe incolori come singhiozzi 
e ghirlande di lacrime mi dispongono in silenzio: 
io e una malinconia che non finisce, 
un sospiro che avvolge e regola 
ogni attimo dell'ultimo dei ricordi. 
Non è nessuno in quello specchio 
dove il mare riflette e inganna il cielo, 
dove il silenzio sì concede il lusso 
di respirare ancora, quando il nulla 
cicaleggia e invita alle danze la morte. 
Io - perché so già che è invano - sogno. 
Sogno e m’inganno soddisfatto 
della luce al tramonto 
che mi fa gli occhi belli. 

a Chiara Baldini 
(1999)




Malinconia.

Io non so perché 
- ma quando me lo dico, rispondo - 
guardo e  mi perdo in quel ricordo, 
quell’unico riflesso, quella tristezza 
che al tramonto - come un’amante - 
scavalca quel filo di ultima luce 
- una trincea, un po’ baluardo - 
e s’infila, come un sorriso rubato, 
sale per un varco, una porta 
che lascio aperta apposta per lei 
mi guarda di lontano dietro un’ombra, 
un incendio che non matura 
affila e cresce, sopporta, svilisce 
ma non ruba l’anima - che stanca, 
ma stanca di poco, non s’oppone -. 
Della malinconia di oggi 
Io non so perché.



Per il tramonto.

Finché il tramonto 
Resta scolpito nella notte 
- concluso, avanzato nel tempo – 
io non chiedo che ipotesi 
e i perché mi invadono 
come la fretta dell’erba 
che buca l’asfalto ma solo ai bordi, 
il resto continua 
- per sempre – 
ad essere nero e forte. 

La mia anima è una spirale cresciuta, 
avviluppata, invaghita 
dell’orizzonte e del blu cenere 
che non m’invita, 
ma supplica e s’azzurra 
semplicemente 
rischiando di fondere 
un tramonto d’ocra.




Luna d'inverno.

Perché la Luna s'interrompe quando l'alba arretra 
precisa e pungente su per quel monte? 
Ogni notte, quando il silenzio l'evoca 
sirena e maga di un vento sparso di stelle 
raccolta in punta d'ombre fredde, lontane, 
la Luna è solo domande: 
risposte ad un'anima insonne 
che crede, 
- ad un passo dall'esistere ancora - 
solo nel sogno: 
ed io non so se nell'Universo ogni astro è luna 
controvento 
insensibile orlo di una follia che non tace 
e resta con me, 
si profila d'argento specchio, 
illude chi spera, 
ruba all'amore una preghiera 
e sonnambula invaghita del Nulla 
si appisola teneramente 
fra le ciglia stanche d'occhi. 
Ognora, quando il perché di Dio lo permette, 
si distacca e da imperatrice illumina deserti 
e poi mari 
ma non si cala, aristocratica, 
ma si oppone e vince 
al Sole che si specchia nel suo volto, 
selvaggiamente, senza superbia.



Racchiudi in me il tuo sale fecondo.

Racchiudi in me il tuo sale fecondo, 
lo splendore di un fiume di papaveri, 
perché poco è per me l’inverno 
che non mi impedisce di amare. 

Tormentami, amore, legami tra gli asfodeli 
- com’io non posso amare,  - 
promettimi solo, nei campi a primavera, 
Il tuo sapido e concluso amore. 

Illudimi, amore, 
raccogli per me i tramonti più rossi, 
le nubi più alte, e non chiedermi più 
perché t’amo. 

Aspettami, amore, sotterra i malumori 
completami con mille sorrisi 
perché il mio cuore
è sempre in cerca di te. 

Rapiscimi, amor mio, 
trattieni nel tuo sguardo la mia anima ribelle, 
prigioniera da sempre del tuo cuore che mi ama. 

Sorridimi, amore, 
sorridi ai miei sogni, 
perché sono smeraldi che ho rubato 
agli abissi del mare impetuoso per te. 

Sollevami, amore mio, regina 
dallo sguardo rotondo, 
accompagnami nell’infinito perduto 
verso un cielo più alto e regalami 
sempre e solo il tuo amore. 

Abbandonami, amor mio, in questo 
meriggio silente, coi sensi nascosti, 
le mani tese e lasciami dormire 
col tuo amore che mi riscalda. 

Amami, amor mio, di quell’amore 
che non si stanca di amare 
ad aspettare per il continuo vigore, 
che si congiunge sperando alla Vita. 

Sogna, amore. 
Incontra l’Amore, ché nel sonno 
Il cuore tuo è insonne col mio. 
E mentr’io veglio il tuo respiro t’amo 
Più del tuo cuore, più del tuo Amore.




Ed io amo.

Io non credo più che un dì 
possa aspettarmi  un tuo pensiero. 
Per me che resto qui 
a tormentarmi di un amore 
che mi chiama 
ma si nasconde e sorride 
perché sa che c’è 
e non m’illude. 
E sogna per me 
con i dolori nel cuore 
vaga nascosto 
nel vento, nel cielo 
si illumina di tratti 
spegne ansie, gioie. 
E ogni ora che trascorro 
e che io non penso 
- ma aspetto in silenzio - 
quel freddo breve 
che piango dalle mie ciglia 
fino all’arco di un sorriso 
che si disegna 
fra labbra e curva del naso, 
sussurra alla mia notte 
che io amo 
ma non so di amare.



Sogna amore.

I.
Sogna, amore. 
Incontra l’Amore, ché nel sonno 
Il cuore tuo è insonne col mio. 
E mentr’io veglio il tuo respiro t’amo 
Più del tuo cuore, più del tuo Amore. 

II. 
Amore, che ritorni come a maggio, 
fuoco di una rosa che arde, 
un rubino che non si spegne: 
e per credere ancora all’amore 
ne conservo i petali rossi al buio 
per immaginare le labbra tue. 

III. 
L’ebbra scintillante risata tua 
Scompiglia il mio udito 
Di una gioia cristallina che non crede 
Ma divora amore. 

IV. 
Ritorna, amore, riaccendi nel mio cuore 
Quel silenzio che più non gioisce 
Senza il tuo profumo,  senza il tuo colore: 
Una limpida gioia fatta del tuo sorriso. 

V. 
Ogn’ora l’amore tuo 
manca al mio respiro 
cavalca il battito del 
sangue nelle vene 
e s’avventa fra i miei pensieri 
- perché è dolce cercare 
in te l’amore – 
farmi assalire dalle gioie 
e con le lacrime 
chiamare, urlando: 
solo amore! 

VI . 
Ho  colmato il tuo amore 
Gustando l’incantevole incanto 
Attonito e arabescato 
Di sensazioni lontane 
Poi ho intessuto la veste 
Color cobalto della notte 
Della tua voce 
E del tuo mistero.




T'amo.

Io t’amo perché so che devo amarti 
e t’amo contro ogni mia angoscia 
rispettando le noie, i sogni, le assenze 
e t’amo perché ho bisogno di amarti, 
- di quell’amore che vuole amarci - 
dell’amore che ci sorveglia piano 
e non ci parla solo d’amore 
ma anche dei nostri dolori. 
T’amo da solo contro la luna 
t’amo disperato contro il vento 
t’amo contro ogni abbandono 
perché io amo il tuo amore 
che non mi dà scampo, 
e mi raccoglie ad ogni distrazione; 
ed io so che devo amarti, 
e t’amo. 


Notte di stelle.

E poi di notte le stelle 
vicine fredde così ferme 
su per quel cielo vòlto giù in basso 
gemello dell'acque lisce 
tra la risonanza di un'eco 
e l'arsura di cose belle 
escluse dal mio sguardo 
da questo lungo e orizzontale 
vedere per essere.



Offro all'ombra.

Offro all'ombra che mi allieta 
i miei silenzi, la luce di quest'anima 
che mi impedisce di amare ancora. 
Un'aria impoverita, passata da parte a parte 
dalle lance del vento - io- perché invano inseguo 
quel profumo, un gioco senza divertimento 
che insegna e sfuma a carboncino, richiama 
di lontano ma non serve a riparare. 
Io senza un sogno che raccolga le mie ossa, 
senza un sentimento accorto e pacifico, 
mi impegno a ricercare nelle parole 
suoni ingombranti come d'archi che respirano, 
scalciano e mi impediscono di amare 
- perché l'amore, 
assente nel cielo stellato di un equinozio - 
non può ingannare, ma solo illudere.



Occhi profondi.

Occhi profondi, ma gli sguardi non si incendiano 
si fermano reclamando solo un respiro. 
Agli angoli piccole lacrime rischiano di asciugare l'anima, 
un corpo che s'arrotonda e marchia col passo duro la sabbia, 
l'argilla tenera che non riesce a modellare, 
ma con le dita - gli occhi chiusi e stretti - 
come una fionda, si accecano e sotterrano le forme 
nelle idee che non riescono a concludere. 
Restano gli occhi stretti, senza sguardi 
con le lacrime che vedono e non mentono 
perché specchi del cuore.



Ti aspetto in silenzio.

Ti aspetto in silenzio ma col cuore in guerra 
e le armi che si affilano sulle rocce 
gemendo scintille come stelle morte. 

Richiamo i ricordi che scorrono sulle lame 
come l'acqua di ghiaccio 
tempra e arrotonda quel filo pronto a tagliare. 

L'acciaio che fuma, che batte, che s'arroventa 
fischia nell'acqua, come i dolori, 
queste sofferenze che si adagiano 
ribollendo di vapore nero. 

Io ti aspetto, col rammarico di non potere tagliare 
- ma solo seppellire - chi non ha voluto 
affilare il pensiero con le parole, - senza rischiare -, 
punendo l'orgoglio e distruggendo dignità.




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Ti incontrai a giugno s'una torre di parole 
e il sorriso della tua anima 
disegnò nel mio cuore una dolcissima malinconia 
che - pervinca nascosta - s'accende ancora 
del mio colore, del colore del mio cielo. 
Restai in silenzio 
- per quanto io il respiro del silenzio l'ami - 
e giocando piano con le dita fra i tuoi racconti, 
ti raggiunsi fingendo d'essere un angelo 
per accarezzare piano la tua anima. 
E quel sorriso, che è ancora una piccola malinconia, 
l'ho portato con me, sul mio lungomare, lungo l'orizzonte, 
e attraverso gli occhi dei mille gabbiani 
- che ho visto sempre accarezzare l'onde -, 
io ti mando questo ricordo: e ti vedo nella terra 
delle Cantiche, 
nell'aria delle parole a cercare quelle emozioni 
che m'hanno regalato piccola malinconia, 
come margherite in quel prato 
dove non puoi correre ma voli sicura 
spiegando le ali forti della tua anima. 
(A Chiara, giugno 99')



Vorrei esser poeta.Ascolta la poesia!
Vorrei esser poeta
Ma non so scrivere poesie
Quando solo con le parole
Mi chiudo in questo piccolo universo
E senza piangere e senza ridere
Mi alleggerisco anche dell'anima cruda
Dei sentimenti che scendono lenti
- Come gocce d'argento -
Bruciando i pochi versi
Che sottili scheggiano la carta.



Per te.Ascolta la poesia!
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Per te la terra è solo polvere nera
che copre i corpi, che sconfigge la morte,
io non so quando ricoprirò d'oro il mio corpo
quando il mio cuore stanco respirerà nero
offuscando, smarrendo piano come luce
questi silenzi che mi inteneriscono
invadendo la mente. 


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Data di pubblicazione 14/4/2000 - Ultimo aggiornamento 11/9/2000
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