Raccolta poesie di:

Maria Maddalena Di NataleBiografia


Indice della raccolta:


Il dolore di una mamma che sa. Le lunghe e calde mani. Fame.

 

Il dolore di una mamma che sa.

Quando ogni giorno
gli sguardi sempre più insistenti;
silenziosi... immobili...
fissano maliziosamente il tuo bene più prezioso...
muori anche tu ogni giorno di più...
e allora nascere vuol dire incominciare a morire...
Una mamma che sa....
Quando vorresti fare, 
dire,
pensare molto di più... 
ma la forza della natura
ti scaglia contro
con la forza di un uragano...
Allora vorresti lottare 
contro tutti e contro tutto...
ma ti accorgi di combattere
contro un vero e proprio muro di gomma... 
quello delle frasi mai dette...
quello dei pensieri mai confessati,
quello delle domande palesi negli occhi della gente!
Ma una mamma lo sa....

Sa cosa si prova
quando tiene strette quelle esili manine
e accompagna il suo bene più prezioso 
su e giù per dei gradini che diventano insormontabili...
Sfidare la forza della natura 
e accompagnare il tuo cucciolo
pari passo sull'erba sdrammatizzando 
ogni volta inciampi sul terriccio tanto banale quanto fatale!
Reggerle un arto cautamente
senza palesare il tuo sostegno spasmodico.

Sorridere a trentadue denti
davanti alla gente
ma piangere dentro l'anima
velando gli occhi 
di una impercettibile lacrima 
ma talmente corrosiva 
da lasciare un profondo solco perennemente 
sanguinante!
 Ma una mamma lo sa...

Sa cosa si prova dentro l'anima 
nell'atroce constatazione 
dell'impossibilità 
del non potere fare di più...
nell'udire frasi involontariamente storpiate,
ma ridette con immenso e paziente amore 
e smorzare all'improvviso 
la sensazione... dolce...
quasi accattivante...
decapitare l'entusiasmo iniziale
nel percepire a chiare lettere cubitali
l'umiliazione negli occhi del tuo gioiello...
allora vorresti ... dire...
ma ogni parola sarebbe superflua...
allora piangere....
pregare...
combattere...
a che serve?

Quando esisteranno sempre
quegli occhi presenti e taglienti ?
Piangere forse allora servirà
per scavare maggiormente i tuoi  scarni, 
pregare forse servirà
per mantenere vivo il tuo fardello...
ma combattere contro quale muro questa volta? 
Forse quello della tua Fede!
Ma una mamma lo sa....
Quanto calore può dare un sorriso sincero...
più di mille candele accese... 
ascoltare come una nenia antica
quel vecchio e strano signore
che parla soavemente 
fissandoti negli occhi
e raccontandoti aneddoti di vita 
tanto lontani quanto vicini al tuo dolore...
ma ahimé!...
quanto sconforto
nel constatare tanta amara verità....
un'amara verità... 
antica e moderna...
ma entrambe così imponenti contro gli eventi!
Cosa può aver mai potuto
commettere di tanto orrendo 
la tua anima per meritarsi
tanto sdegno angelo mio? 
Perché mai nessuno ti si avvicina sinceramente?
Perchè mai nessuno percepisce l'immensità del tuo essere?
Angelo mio, se i tuoi movimenti
sono or goffi or incerti
i tuoi occhi emanano un'antica saggezza
e l'accettazione del tuo limite ricalca su di me
un'indicibile forza!
Il legame indissolubile
che ci lega va oltre il visibile...
percepire i tuoi sensi è il nostro profondo mistero.
I tuoi occhi sprigionano un magnetismo accattivante
ed in quest'istante la tua forza d'animo 
ostinata fa leva sulle mie angosce 
così terrene 
e ci solleva a vita dignitosamente felice...
felice però di essere partecipe alla consapevolezza
di essere prigioniera di una gabbia il tuo piccolo corpicino.

La profondità delle tue carezze 
spezzate da involontari movimenti bruschi
diventano or lente e perfette e ricordano brezze
di venti orientali...or caldi ed avvolgenti....
or fredde pungenti....
La sensibilità del tuo animo
accarezza le dune scoscese
dei miei instabili umori
e accompagna soavemente
il ritmo incalzante 
dei miei pensieri...
regalandomi sprazzi di coraggiose virtù... 
La profondità del tuo messaggio
è similare alle onde del mare,
lente, perpetue, 
dinamiche, improvvise, incisive....
Sei come sei ,
un essere consapevole di esserlo,
cosa può volere di più una madre?
Dove il limite tra il normale dovuto
si confonde con l'anormale possibile....
Che futuro figlia mia! 
Che orrendo destino!
Quando ancora una volta
lo sguardo tagliente della gente
ti fisserà per penetrarti
sino  in fondo all'intima cellula sana 
e falsarla,
regalandoti un ennesimo patire...
 ...e ... nell'immenso sconforto di una madre
sempre presente 
ma troppo imponente 
tanto da desiderare quotidianamente la morte
per donarti gli arti
e la parola... 
si accompagna l'immenso orgoglio
del vissuto incerto  e dolente ma speranzoso...
Il lento perpetuo, inesorabile passare 
del tempo perpetuerà l'atroce epilogo...
Allora ancora una volta gioiello mio...
attraverseremo quel lungo viale alberato...
insieme per l'ultima volta e saremo finalmente felici...
là dove nessuno più ti fisserà con gli occhi taglienti!
Là dove tutto il bene ci sarà concesso!
Solo allora tutti vedranno le tue labbra
finalmente ridere e i miei occhi veramente sorridere...
là dove tutti  potranno un giorno gustare il bene più profondo...
ma solamente se nell'infinità Bontà Divina 
non arriveranno mai gli occhi taglienti.
Ma una mamma lo sa.





Le lunghe calde mani.
Occhi grandi, sgranati sul mondo, 
piccolo corpicino esterrefatto
dall’estasi del nuovo lecito 
t’inoltri nel più accattivante
degli abissi moderni…
e lentamente penetri negli abissi altrui..

E tu, grandi mani ma cuore piccolo
attraversi ripetutamente il corpo fresco 
e invitante del piccolo pargolo prescelto
con lenta e meticolosa cura 
senza apparente pietà, 
con impeto spasmodico, 
in preda ad antiche ossessioni
 perpetui l’ennesimo e tragico errore…
inseguendo evanescenti ricordi puerili… 
e nel crescendo vorticoso 
e melmoso labirinto del tuo male oscuro
colmo di fobie 
osservi distaccato 
ma soddisfatto il tuo misfatto!

Il  piccolo e caldo corpicino,
un tempo sinuoso e invitante 
adesso ti appare accartocciato,
dilaniato dalla tua foga d’amore e…
lentamente ti allontani  rimovendo l’evento
e ridendo con l’amico del momento…

Ma al piccolo corpicino sarà forse salvata la vita
ma non certo l’anima 
deturpata per sempre ed incatenata nel mare
crescente delle ansie infinite
da te volutamente ereditate…
adesso il piccolo angelo
s’ inoltrerà sempre più dentro caverne
di solitudini
dove i fantasmi sognati saranno per sempre
dei grossi giganti che lo accarezzeranno soavemente 
dilaniando la pelle…

E tu… 
dalle grandi e lunghe mani
quale sarà il prossimo corpicino
che cadrà nella tua dolce rete tessuta
con cura e colma di  ingenuità?
Già… ma anche tu piccolo uomo
gareggi sempre più con i mostri 
del tuo passato che diventano
ogni giorno sempre più possessivi…
Già… 
dov’era la mamma 
quando lo zio ti oscurava il volto
nel ripetuto intento del dovuto possesso… 
la mamma sempre assente
per i vitali bisogni familiari …
ma fin  troppo presente
nel celare i difetti fraterni… 
dov’era l’altra parte di te…
quando ripetutamente
violavano il tuo piccolo corpicino… 
allora  combattevi ossessionamene 
fra le  dune scoscese
dell’apparente quieto vivere 
e dell’inconscio turbamento del tuo dramma .
Piccolo uomo perso nel lecito del proprio dovuto.
Oh! mio Dio,  adesso più che mai i due corpicini
vivranno per sempre in  simbiosi e legati
dall’indissolubile filo del paradossale
che sfiora il normale e… 
il futuro del piccolo angelo
sarà simile a quello delle lunghe e calde mani…
dramma nel dramma…




Fame.
Quando  l’animo è  irrimediabilmente teso
per antiche e lontane realtà il cielo
si colora di nero come il tuo animo 
proteso ad immaginare atroci e lontane esistenze.

Quando odi avanzare i passi
ora lievi ora pesanti 
dei richiami di fame della tua gente…
allora l’ostentata ricchezza occidentale
 sfiora lo sdegno generale…
Intuisci che forse il volere di Dio
si manifesta nella sua assoluta perfezione
nella giusta misura in cui si riesce 
a carpire le sottili vibrazioni altrui. 

L’africa terra oscura e primordiale,
di sconfinate bellezze,
fonte ispiratrice di sottili e impercettibili archi
di tempi impreziositi dai misti sensi di leggiadra
e soave accettazione dei mali 
…ma anche terra d’eterni conflitti,
di morie assurde d’interi popoli resi evanescenti
ancor prima d’essere  compresi… accettati.

E allora… 
mille mani ruvide e secche,
avvinte dal tempo arso,
prosciugati dai venti caldi 
degli sterminati deserti  sono…
protese verso l’infinito 
e grattano quotidianamente
sulle tue linfe vitali prosciugando
le tue obese riserve occidentali.
Ritornano in mente come giganti feriti
occhi grandi ed  impassibili…
avvolti nel  mistero della tacita accettazione
del fato avverso.
Ed essi si  spalancano sulla tua  vita 
rimproverando gli  ultimi spasmi 
dei rimorsi nascosti negli angoli
più remoti della tua impura coscienza…
Occhi privi di lacrime
ma incise sullo specchio della tua anima 
riflettono cadendo in un continuo stillicidio ,
lacerando le sottili corde del tuo debole essere uomo. 
La loro  tacita accettazione di fato avverso
mista di perdoni latenti 
trafigge il tuo ruvido cuore
con la potenza oscura di  lame roventi
acutamente nascoste nell’indifferenza altrui.

Spasmi di morte echeggiano
sui ritmi cadenzali 
del tuo banale tempo occidentale
 Vivere trastullandosi nell illusione 
del non agire è simile al vivere
dell’immondo sbaglio primordiale.
Il tuo popolo chiama anche dentro di te, 
il tuo popolo ha bisogno di te
per essere parte della sua semplice tribù. 
Già… ma a che serve udire le parole dell’anima 
quando il presente è più levigato,
più falsamente perfetto e decantatore
di grandi  ed evolute verità…
e allora canta, Africa,
canta ancora finché le corde del mio violino
cederanno nello spasmo finale 
del mio mondo occidentale.



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Data di pubblicazione 28/9/2000 
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