Raccolta di  poesie

di Elena Vanni
 
Indice della raccolta:
Londra NIGHTBUS Dentro di me Stanchezza Fiore
Di tutto un pò Il silenzio Mattina Ehi, tu
 

Londra.          (Londra, 2/11/96)

Un sospiro di sollievo
Londra, finalmente so chi sei
cosa sei, come evitarti
Hai smesso di annusarmi
ora sono io che respiro
la tua aria
Sono qua, pronta a tutto quello che puoi farmi
Respiro il tuo fumo
Copro il tuo freddo
Cammino il tuo solco
Eccomi incalzante sul tuo cammino
ti vengo incontro
e sei tu che stai per cedere
non ti voltare
non scappare
non avere paura
non ho desideri di vendetta
Voglio solo continuare a respirarti
serenamente e senza fretta
perché so che prima o poi mi lascerai
 


NIGHTBUS.          (Londra, 2/11/96)

Nightbus
trabiccolo della lentezza
del buio e delle luci
vaghi nella nebbia
per strade sconosciute
parchi e stazioni
Avrò sbagliato numero ?
Chissà ?!
Intanto godiamoci questa lenta passeggiata
gente strana che parla lingue strane
miscugli di linguaggi incomprensibili
cosa avranno da dirsi ancora ?
Non siete stanchi ?
Spegnete la luce
zittitevi un attimo
ho le pile scariche
sono costretta ad ascoltarvi
... breve panico ...
Thank you for speaking
ogni tanto può servire !
 


Dentro di me.          (Milano, 22 Luglio ’97)

Non so cosa c’è dentro di me
che mi fa sentire ancora così forte
così piena di energie
nonostante le paure riaffiorino
con questa velocità incalzante.
E’ come un’onda che ti colpisce alle spalle
e tu sai che reggerai il colpo
e piano piano ti volti
per affrontarla,
con la paura di soccombere
ma con una voglia di sfida
che quasi ti stupisce
con una grinta che non sapevi tua
con quel coraggio
di cui cerchi di tenere le briglie
perché non ti sfugga...
... ora che finalmente ne hai scoperto il nascondiglio!
 


Stanchezza.          (Bologna , 28 Luglio 97)

Stanchezza.
Una sensazione in agguato già da tempo.
Sentimenti che cerco di nascondere
a me stessa.
Sensazioni che cerco di raccogliere
sempre,
nei momenti sbagliati.
Sono sempre sbagliati quei momenti
ed è inutile chiedersi il perché
E’ semplicemente tutto sbagliato.
Credere di poter cambiare le cose...
è sbagliato.
Credere di poter scappare...
non serve a niente.
Credere di recuperare...
ma quando?
e soprattutto,
recuperare che cosa?
Dopo che una valanga si è abbattuta su di te
è tutto da ricostruire
da zero
annullando,
cancellando,
rompendo
quel poco di macerie rimaste intatte
dentro la mia anima,
se ancora mi è concesso di chiamarla così.
Sono stanca.
Stanca di tentare di incollare tutti questi pezzi
ne manca sempre qualcuno,
con l’urto si sono scheggiati
irreparabilmente
e solo con la lente di ingrandimento rivolta sul cuore
ho finalmente capito
che non ne vale più la pena.
Davvero, è finita.
Non sono un antiquario
non sono un artigiano così specializzato
non riesco a riparare queste falle
non ho ancora gli strumenti adatti
e il pronto soccorso
è spesso meno pronto di me
a riparare una situazione così irrecuperabile,
così logorata dal tempo,
che non può far altro che lasciar fare al caso
lasciar passare il tempo
e sperare in una stella fortunata.
Lo so che le soluzioni non piovono dal cielo
mi è stato detto spesso,
(perché presto ho cominciato a crederci)
e forse ancora non ho capito
non ho ancora decifrato bene
la rotta da seguire.
Le stelle le ho sempre guardate con ammirazione
e con tanta speranza nel cuore
ma forse guardavo quelle troppo lontane
quelle dei sogni
e non le stelle dei marinai
che ti dicono qual è la strada giusta da percorrere
per evitare di cadere,
di fallire,
di morire.
 


Fiore.          (Bologna , 4 Ottobre ’97)

Come un piccolo fiorellino che spunta sul lato di un’alta montagna,
eccomi qui,
sola,
a guardare in faccia il mondo.
Il vento che mi scuote e mi spettina
il sole che mi abbaglia
il freddo che mi attanaglia.
Guardo in giù cercando compagnia
in su cercando calore
ai miei lati riparo.
A volte c’è tanta tristezza in questa solitudine
da sperare in un gelido temporale
che ti spezzi del tutto le radici
e ti faccia scivolare fino a valle,
cullata nelle onde di un ruscello
che ti accompagna ad una nuova visione del mondo.
A volte c’è serenità e speranza
nel veder crescere intorno altri germogli,
portati da chissà quale vento lontano,
che possano colorare con nuovi disegni
questa parete rocciosa che è la nostra dimora.
C’è inquietudine e sofferenza
nel subire impassibili il destino di ciascuno di noi
e c’è rabbia nel capire
quanto siano così forti le tue radici
quando accanto a te un fiore si spezza
o si piega nella sua debolezza.
La solitudine  è così strana da capire
così difficile da definire
così inevitabile da non accettare.
 


Di tutto un pò.          (Bologna , 23 Ottobre ’97)

Di tutto un po’
ciò che la gente vuole essere.
Nient’altro.
Eppure mi sembra così strano
che si riesca ad accettare
questa superficialità
come il giusto stile di vita.
Nascondere questo atteggiamento
con altre parole:
semplicità...
spontaneità...
mentre non è altro che il tentativo di nascondere una paura fottuta
di essere sé stessi
di ammettere di essere complicati
e si passa la vita a cercare di essere uguali agli altri
con l’insoddisfazione di non riuscirci mai appieno...
 


Il silenzio.          (Milano, 18 Febbraio 1998)

C’è qualcosa che accade
e il mondo sembra cascarti addosso.
Sta li’, in bilico, sopra di te, a guardarti
aspettando un tuo cenno,
l’ultimo,
per annientarti.
E non sai dove trovare il coraggio
dove trovare le parole,
le energie per scappare
per reagire.
Aspetti,
in silenzio,
che tutto passi
e l’angoscia si rintana sempre di più
dentro di te.
Quasi non la vedo più
Quasi non la sento più.
Parlo di tutto ciò come se non mi riguardasse
come se ne fossi al di fuori.
Cerco le persone,
cerco la solitudine,
cerco soluzioni
spiegazioni
risposte.
Non riesco a trovare niente di tutto questo.
Sento solo il vuoto intorno e dentro di me
e lo lascio stare
lo assaporo
lentamente
cercando di immaginare
il silenzio della morte.
 


Mattina.           (Brescia, 26 Febbraio 1998)

Mi sveglio la mattina
apro gli occhi
guardo il cuscino
nella penombra
e mi guardo dentro
cercando nelle zone d’ombra
uno spiraglio di luce.
Un nuovo giorno è cominciato
ed io mi sento sprofondare nel buio
nel vuoto della mia anima
che non trova pace.
La sveglia suona
rimbomba e rimbalza
nella mia mente
così priva di pensieri
così assente
così lontana dai sentimenti
che riempiono il mio cuore.
Avrei voglia di restare qui
richiudere gli occhi
per tornare a vivere
nei sogni,
per tornare a rivivere quella vita
di un tempo,
non bella
non allegra
ma che aveva ancora delle speranze.
La sveglia continua a suonare
ed io devo affrontare questo nuovo giorno
perché senno’ la sera non arriva più
ed io non posso ritornare a sognare...
 


Ehi, tu.           (Milano, 24 Febbraio 99)

Ehi, tu
che mi guardi con occhi severi
che mi parli con voce solenne
che mi ascolti con aria scocciata,
ha mai provato ad aprire il tuo cuore
e vedere se c’era qualcosa ?
Hai mai provato a fermarti a pensare
prima di esprimere il tuo crudo giudizio ?
Hai mai provato a fermarti a sentire
sensazioni dirette dal cuore ?
un qualcosa che non sente ragioni
che non riesci a spiegare a parole
che ti trascina dove lui vuole,
basta solo che ti lasci andare...
Hai mai provato a dormire una notte
tormentata  da un profondo dolore
e rigirare un cuscino inzuppato
col terrore di non riuscire a scappare ?
Tu che riesci con poche parole
a trovare sempre la soluzione
forse a questo non avevi pensato:
che c’è gente che vive col cuore.


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Data di pubblicazione 24/04/99
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