Poesia

Vera Cavallaro







 
 
 La poesia esprime ciò che a volte è altrimenti inesprimibile.
La poesia è uno strumento elettivo per esternare i moti dell’anima e le emozioni che li accompagnano. Attraverso la poesia si concretizza e prende forma qualcosa che altrimenti rischierebbe di perdersi nei meandri dell’inconscio e nell’oblio della memoria. Essa ci rende in qualche modo immortali.
Dà la giusta dignità ai moti affettivi ed alle tempeste interiori rendendoli tanto superbi nella loro urgenza espressiva da innalzarli a linguaggio universale.
Così attraverso la forma lirica, il lettore entra in una sorta di sintonia inconscia con il poeta, resa possibile dallo straordinario potere del linguaggio immaginifico, metaforico e simbolico.
Immagine, metafora e simbolo rendono così possibile la comunicazione ad un livello profondo d' emozioni e di stati mentali di carattere universale.
Attraverso le parole viene veicolato il senso esterno di qualcosa che è tutto interno.
Linguaggio razionale ed irrazionale, logico ed analogico si prendono per mano in una danza dove l’uno fa spazio all’altro, coordinandosi ed abbracciandosi, in un’altalena di moti che permette al lettore di porsi contemporaneamente su due livelli d’ascolto.
Le inquietudini e le passioni del poeta trovano percorsi espressivi che conducono alla creazione di qualcosa d’altro che è strettamente legato a ciò che lo ha generato.
La necessità creatrice, esigenza imprenscindibile dello spirito umano spiega l’ispirazione a superare attraverso le fantasie i limiti dell’esperienza contingente.
Poeta si nasce o si diventa?
Non c’è risposta a questa domanda che rimane irrisolta.
L’uomo di fronte alle vicissitudini esistenziali ed alle tempeste dell’anima sente la necessità di dover trovare qualcosa che funga da argine alle inondazioni alle quali è esposto e che, nello stesso tempo, gli dia la possibilità d’abreagire per non essere sopraffatto e frantumato dalla passione e dal dolore.
Questo bisogno, più o meno conscio, d’immunizzarsi dai contraccolpi emotivi devastanti dell’esistenza e di accettarli come propri, lo trascina alla ricerca di uno di una possibilità espressiva.
La poesia rappresenta un valido ausilio per l’uomo di fronte alle  sue emozioni incontenibili.
Poesia come contenitore dell’incontenibile.
Poesia, dunque, come paradosso dell’esistenza, come paradossale è l’esistenza stessa.
Attraverso lo strumento metaforico, simbolico ed immaginifico, tipico del linguaggio poetico, questo paradosso diventa comprensibile e comunicabile.
L’inconscio prende forma in un linguaggio che sta a metà strada tra il razionale e l’irrazionale, il logico e l’analogico.
Si potrebbe definire la poesia “Urlo dell’anima ”, un urlo che rompe il frastuono dell’esistenza.
Urlo auto gratificante per il poeta che attraverso la sua lirica riesce a superare i limiti angusti della propria esistenza e a crearsi l’illusione d’eternizzare se stesso.
Poesia come testimonianza di presenza nel mondo.
Poesia come possibilità di oltrepassare i confini del tempo e dello spazio.
Essa, infatti, permette all’individuo d’estendersi sino a raggiungere le corde della vibrazione emotiva e la profondità interiore altrui.
Poesia come fotografia dei momenti cruciali della vita, ma con caratteri impressionisti.
Non quindi con caratteri d’obiettività ma d’impressionismo.
Immagine riprodotta di se stessi in termini di tratti, ombre e luci che contrappongono in un gioco di sfumature le vicende ed i colori dell’anima.
Ritenendo più che sufficienti i motivi che fanno ritenere in qualche modo la poesia come forma d’individuazione  nel percorso dell’individuo, credo che sia più che comprensibile il mio desiderio di rispolverare delle poesie sepolte per vari anni in un cassetto. Desiderio di rivedersi come si era o voglia di confrontarsi con la propria immagine passata in una continuità esistenziale che non si può più ignorare?
Ambedue le cose... passato e presente uniti nella poesia nel tentativo di non rinnegare il “come si era” per comprendere il “come si è”.


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Data di pubblicazione 14/6/2000 
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